Il Business model navigator sviluppato all’Università di San Gallo, brevettato e utilizzato in tutto il mondo per inserire l’innovazione nella pratica di grandi e piccole imprese.
Negli anni in cui l’innovazione non è più un semplice concetto metafisico e astratto, utile a imbellettare presentazioni e bilanci aziendali, ecco i nodi venire al pettine: cos’è veramente l’innovazione?
Come implementarla organicamente all’interno della propria realtà aziendale? È vero che spesso fare innovazione è un processo lungo e costoso, è altresì vero che confrontarsi con essa è imprescindibile, perché questa forza può minare alle fondamenta anche il più solido dei vantaggi competitivi.
È celebre il caso di Kodak, tra molti altri. Alla base di tutto c’era semplicemente una sbagliata previsione di evoluzione dei trend di mercato? Può darsi, ma fu un errore più che sostanziale sul mercato principale. L’allora colosso della fotografia, pur essendo stato il primo a brevettare la fotocamera digitale a fine anni ’70, siglando un’alleanza con Microsoft, a fine anni ’90 stimò che nell’arco del decennio successivo le fotocamere digitali sarebbero arrivate a rappresentare appena il 5% del mercato, e che dunque non sarebbero state necessarie mosse strategiche particolari. Nel 2009, invece, il 95% del mercato si era già convertito al digitale, relegando l’analogico a una nicchia del 5%, il che causò la bancarotta del colosso di Rochester nel 2012.
«Quello di Kodak non è affatto un caso isolato, anzi, potremmo definirla la regola. Un altro esempio forse ancora più d’attualità è costituito dal settore dei media, chiamati a districarsi oggi tra il calo degli abbonamenti e il crollo delle entrate pubblicitarie e in concorrenza con la diffusione dell’informazione gratuita nell’era della digitalizzazione. Elementi che sommati hanno messo in profonda crisi il modello di business più tradizionale, soprattutto dei quotidiani locali. Basti pensare alla recente chiusura del Giornale del Popolo, qui a Lugano» esordisce Roberto Pezzoli, partner del Gruppo Multi, realtà presente da oltre quarant’anni nel settore della consulenza sul territorio.
In questo contesto, quando ormai la capacità d’innovare il proprio modello di business si dimostra sempre più spesso un irrinunciabile elemento di competitività, si inserisce il St. Gallen Business Model Navigator, «frutto di una ricerca durata oltre un lustro, che ha sistematicamente preso in esame i modelli di business più innovativi degli ultimi 25 anni, di oltre 250 aziende in diversi settori industriali. È stato così possibile individuare 55 modelli, che ricombinati tra loro stanno alla base della strategia del 90% delle maggiori compagnie di successo» prosegue il manager, attivo a Lugano.
Il modello è il risultato della perfetta collaborazione tra economia reale e accademia, due dimensioni indissolubili e interdipendenti.
Strutturato dall’analisi condotta da accademici, il modello è stato creato direttamente da persone attive nel mondo delle imprese. La scelta di Bmi Lab, spin-off dell’istituto di Technology Management dell’Università di San Gallo, quale partner strategico, «è stata invece dettata soprattutto dalla sua impareggiabile competenza, dall’esperienza maturata e dal legame con l’Università, il cui eccellente ranking in tutte le principali classifiche internazionali non può che aver facilitato la rapida diffusione del modello» sottolinea Pezzoli.
Epicentro di tutto The business model navigator, il libro scritto dal professor Oliver Gassmann, direttore dell’istituto di Technology management, dalla professoressa Karolin Frankenberger e da Michaela Csik, che tradotto in 11 lingue e con oltre 60mila copie vendute si conferma uno dei testi di riferimento sull’innovazione dei modelli di business.
«Per il Gruppo Multi tutto è iniziato a seguito del Cas in Business Model Innovation che ho frequentato presso le università di San Gallo e Stanford. Queste tematiche non hanno confini e anche in Ticino sempre più aziende sono confrontate con questioni legate all’attualità del proprio modello di business» prosegue il manager, «è un errore pensare che l’innovazione appartenga alle grandi realtà, e che non debba quindi interessare le Pmi, vero cuore pulsante dell’economia svizzera, e dei Paesi europei».
Ma del resto l’efficacia del modello è stata anche confermata da due elementi. In primo luogo, dal rapido sviluppo di Bmi Lab, fondata da Gassmann e dalla Frankenberger, che ha rapidamente messo radici in Svizzera, Germania, Regno Unito e Giappone, e ha consolidato il suo metodo di lavoro a contatto per anni con molte società, e divenendone uno dei maggiori esperti in questo ambito della consulenza strategica. In secondo luogo, da numerosi casi di successo, già documentabili: il nuovo servizio di lavanderia a domicilio recentemente sviluppato dal gruppo Migros è uno dei tanti esempi del percorso di innovazione seguito da Bmi Lab.